La pioggia sottile batteva sui vetri, piu’ che pioggia erano lacrime, cosè pensava lei mentre guardava fuori. In strada pochi passanti, qualche ombrello colorato. Una nebbiolina leggera avvolgeva tutto. Anche il suo cuore.
Non era mai stata così, tutti amavano il suo sorriso e la sua voglia di vivere, ma adesso, forse, quella voglia non c’era piu’.
Tutto era cominciato la primavera precedente, quando per caso era entrata nel magico ed onirico mondo del web. Aveva iniziato così a frequentare qualche chat, solo per curiosità e per passare le poche ore di libertà della sera. Aveva sentito tanti discorsi, discorsi a volte senza un capo nè una fine, sino a quel giorno in cui qualcuno irruppe violentemente nella sua vita. Lui arrivava da un paese molto lontano dal suo e questo la aveva affascinata, strano come un solo cavo telefonico possa portarti in capo al mondo, aveva pensato lei.
Quel nick che il destino le aveva fatto incontrare le era sembrato triste e solo, la sua solitudine si leggeva tra le righe di quello che le raccontava. Comincio’ così, per caso, la loro storia, ma poteva davvero essere chiamata storia?.
Quando si avvicinavano le ore della sera una certa ansia la assaliva. Il pc, spento, sulla scrivania, un vaso di fiori, quasi sempre tulipani gialli – i suoi preferiti – una fotografia di quando era piccola, un libro arrivato da un paese lontano, pagine che profumavano di posti a lei sconosciuti, di una casa che lei conosceva solo per i racconti che lui le aveva fatto. E quel profumo la avvolgeva tutta, respirare quell’odore era immaginare colori e sapori a lei sconosciuti, ma che già sentiva di amare.
E la sera, sempre con una certa inquietudine accendeva il pc, la finestra del “suo” nick era ancora spenta. Lo scandire dei minuti, inframmezzato solo dalla musica, la loro musica, file musicali che si erano scambiati e che, troppo spesso, risuonavano come un’eco al di la’ del filo del telefono.
Le 23, le 23,30 e lui. Lui che scriveva, che le raccontava di mondi lontani e la faceva viaggiare sull’onda dei suoi stessi pensieri, che le entrava dentro, la’ dove forse nessuno era mai arrivato, i loro silenzi, silenzi spesso troppo pieni di parole e le parole, a volte non bastavano davvero piu’. E, un giorno, la sua voce al telefono che ancora le risuonava nelle orecchie, il calore delle sue parole e degli accenti strani che la colorovano, i suoi sospiri.
Adesso, mentre guardava la pioggia scendere al di la’ del vetro ripensava a lui, a come la facesse sentire bene quel nick e che aveva incontrato per caso e che , troppe volte aveva pensato , avrebbe potuto avere piu’ di 100 anni, ma a lei non sarebbe importato. Troppo bello era stato viverlo, troppo grandi i sogni che aveva disegnato con lui, era unico, pensava, nessun’altro sarebbe mai stato come lui; amore virtuale? No, amore reale, perchè dietro a quel monitor c’erano due cuori che battevano all’unisono cercandosi. E le sembrava di sentire ancora quella strana inquietudine, quelle sensazioni, quel nodo allo stomaco che troppe volte aveva sentito. Ma come il destino glielo aveva fatto incontrare, allo stesso modo glielo porto’ via, sulla stella piu’ lontana ed irraggiungibile.
E le lacrime di pioggia continuavano a rigare i vetri . Intorno, solo il silenzio.

 

 

 

 

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